La storia e la leggenda di Castel Belfort, tra casati reali e fantasmi

Il Trentino e anche l’Alto Adige, si sa, sono terre di castelli. Anche il territorio della Paganella ha i suoi. In questo articolo vi vogliamo parlare in particolare di Castel Belfort con i suoi oltre 700 anni di storia.

Castelli del Trentino 

Con le loro  possenti architetture, i castelli rappresentano un tratto distintivo e qualificante del territorio. Secondo quanto scrive Wikipedia, nessuna regione d’Italia come il Trentino Alto Adige ne conta, rispetto alla sua dimensione, un numero così elevato. Nel solo Trentino ne esistono più di 70

Non solo castelli ma anche rocche, ruderi ed edifici antichi. Questo lo dobbiamo senza dubbio alla posizione strategica e di passaggio che il Trentino ha sempre avuto nella storia, luogo ideale per il controllo dei traffici di merci e persone, nonché per la difesa del territorio.  

Ognuno con la sua storia e suoi misteri, i castelli venivano eretti generalmente su alture per diversi scopi. Residenze di ricchi signori o roccaforti militari, ognuno di essi offre quasi sempre panorami mozzafiato sulle vallate che li ospitano. 

Castel Belfort, di casato in casato

Anche il territorio della Paganella ha il suo castello di origine medievale: Castel Belfort il più meridionale dei castelli della val di Non, si erge fiero e non curante dei suoi anni lungo la statale che collega Cavedago e Spormaggiore. La prima fonte documentaria è l’atto di concessione per la costruzione del castello datato al 1311

Oggi appare in parte diroccato, dell’antica struttura rimane infatti visibile solo la torre merlata circondata dalle vaste mura perimetrali di forma rettangolare. I piani e i soffitti sono purtroppo crollati da tempo. 

Il castello venne fatto costruire da Tissone figlio di Geremia I, con approvazione di Enrico conte di Tirolo. Il suo scopo era quello di controllare il traffico della via nuova, la strada che collegava Fai della Paganella, e di conseguenza la Piana dell’Adige, con la Val di Non passando per Spormaggiore.

Una caratteristica che contraddistingue Castel Belfort, e che ne ha influenzato la storia, è il fatto che esso sorga nella giurisdizione del preesistente castello di Sporo-Rovina, come rocca per il distretto di Andalo e Molveno. Questo spiega perché nel corso dei secoli abbia subito tanti cambi di proprietà, dovuti ad accordi e scambi politici.

Negli anni infatti  si sono succeduti alla proprietà del castello ben 11 casati diversi. Dagli eredi di Tissone, ai Thun che vi fecero insediare i Reifer, ai signori di Sporo, fino a Federico IV d’Asburgo e a successivi altri proprietari per poi tornare ai Reifer e infine ai Saracini prima del 1700. 

E furono proprio questi ultimi che si incaricarono della sua ricostruzione in chiave più moderna, dopo che nel 1670 un incendio lo distrusse. Quello che oggi vediamo è proprio il frutto di quella ricostruzione. Furono abbattuti i fabbricati interni, lasciando intatta soltanto la torre  e nello spazio ricavato si costruì un vasto palazzo seguendo il gusto barocco.

Dal 1785 il castello fu poi abbandonato; con le invasioni napoleoniche il declino si accentuò e la rovina definitiva si determinò con la distruzione del tetto verso la metà dell’Ottocento.

C’era una volta…il fantasma del castellano pazzo

Legata al casato dei Reifer, esiste una bizzarra leggenda che riguarda il Castel Belfort. Si narra che intorno al 1460 Cristoforo Reifer, dinasta di Belfort, sposò una giovane ragazza, di nome Orsola. Cristoforo, già due volte vedovo, aveva allora superato i cinquant’anni e, in passato, aveva dato segni di squilibrio mentale. Questi segni si manifestarono pochi mesi dopo il matrimonio in modo così palese che la povera Orsola, maltrattata e quasi strangolata dal marito in un attacco di follia, chiese aiuto ai suoi familiari per essere liberata e, infine, dopo un regolare processo, venne sciolta dal vincolo matrimoniale. 

Cristoforo rimase ossessionato dal dubbio che la moglie lo tradisse e che tutti, moglie e servitori di comune accordo, cercassero di avvelenarlo. 

Ancora oggi si narra di un vecchio castellano che si aggira, inquieto, tra le rovine del castello, tutto vestito di nero e armato di una spada luccicante. Per la gente del posto l’anima di Cristoforo è rimasta intrappolata tra i ruderi del castello e, come nel poema dantesco, per contrappasso è destinata a cercare, invano, le prove del tradimento di sua moglie Orsola.

La leggenda racconta come una sera un viandante, sorpreso dal maltempo mentre passava di lì ed entrando nel castello per cercare un riparo dal temporale, si imbatté nel fantasma del feroce cavaliere che lo rincorse chiedendo a lui le prove dell’infedeltà della moglie.

Oggi il Castel Belfort è accessibile al pubblico e visitabile gratuitamente tutto l’anno. 

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